"Tau"

Monumento in onore dei defunti della Polizia di Stato fatto realizzare dalla

Associazione Nazionale Polizia di Stato Cesena

Scultore Angelo Simonetti

 

Se potessimo osservare l'opera di Simonetti dall'alto noteremmo subito il particolare posizionamento da lui scelto nel collocare le tre steli: la loro disposizione riporta alla mente la croce TAU di francescana memoria. Ogni antica cultura ha progressivamente elaborato una teologia o una complementare interpretazione spirituale adattata ad una lettera del proprio alfabeto. L'ultima lettera dell'alfabeto ebraico, il TAU (pronunciato TAV e scritto con la lettera T nelle versioni greche della Bibbia) rappresentava il compimento dell'intera parola rilevata da Dio, segno di redenzione.

 
Il TAU fu presto adottato dai Cristiani che vedevano in quel simbolo la croce di Cristo quale compimento delle promesse dell'Antico Testamento, quale ricordo della vittoria di Cristo sul demonio. Un forte elemento simbolico ripreso anche nella rappresentazione della prima stele. L'Arcangelo Michele colui che conduce gli angeli nella battaglia contro il male. Anche il nostro autore sceglie di rappresentarlo nella sua iconografia classica, come combattente, con la spada in mano e sotto ai suoi piedi il demonio, raffigurazione del male, sconfitto. San Michele Arcangelo patrono e protettore della Polizia di Stato, sostenitore della lotta quotidiana che il poliziotto combatteal servizio del prossimo per l'ordine, l'incolumità delle persone e la difesa delle cose. E come tutte le battagle anche questa conta i suoi morti. Un distacco della vita terrena che l'autore rappresenta, nella seconda stele, come una catena che si spezza. Un distacco violento, inaspettato, improvviso provocato da una forza superiore alla volontà dell'individuo.
         

Sembra quasi di sentire un rumore stridente e il contraccolpo che libera la catena verso l'alto. Movimento verso l'alto che viene infine ripreso nella terza stele. L'autore è voluto andare oltre al semplice monumento celebrativo ai caduti: ha voluto farci riflettere sul dopo. Ricorda nella sua struttura la visione del Purgatorio del Sommo Poeta: la montagna da scalare lungo una china scoscesa al cui apice Dante ritrova Beatrice pronta a guidarlo attraverso il Paradiso. Ma la particolare posizione assunta da questa figura femminile ci ricorda come le transizioni sono sempre dolorose poiché costituiscono una rottura col passato e l'ingresso in una condizione d'esistenza del tutto nuova, transizione resa ancor più faticosa, nel caso in cui si subisca un'anticipazione arbitraria della fine.

         

Massimo dott. Orlando

Socio A.N.P.S. Sezione Udine

Polizia Stradale Palmanova (UD)

                           

 

 

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